Monday, February 28, 2005

2 poesie

In Italiano, perchè è così che sono scritte.

La prima te l'ho scritta mentre ti guardavo, prima che il concerto iniziasse, perchè non potevo tacere, e per non parlare, o abbracciarti, allora l'unica era scrivere.
Come al solito, la cosa sbagliata...

"D'onde, di parole a fiotti come canti di uccelli tra l'ombre,
quanta poesia, quanta dolcezza e dolore, quanto candore
e sogni e riflessi di desideri mai stanchi, mai franti,
quanto, quanto in un solo istante,
in un attimo che adombra ogni cosa distante,
una immagine ecco, io trovo le parole, ma lente,
lente e sofferte, come vento soffiano su valli deserte,
ne sento il rumore, ne avverto il fragore, ma negato me n'è il dolce pudore.
Parole, mi beo e m'illudo, che pusillanime, quanto inadatto,
ti sogno accanto senza parole, nel silenzio sorrido e m'abbatto,
ma quel tuo viso, quel viso che primavera porta festante,
dagli occhi neri e dolcissimi, velati di malinconia distante,
e silente, che sono io, e il mio sciocco sperare fremente?
quel viso mi ha vinto, depongo le armi,
combatter non può chi il nemico sol teme non l'ami,
e concede se stesso alla lama
come assetato agogna dell'acqua fontana,
ecco, in silenzio ti guardo,
me stesso, vergogna fatal baluardo,
baciarti non posso, ma forte è il bisogno, e in me presto accade,
è dolce il sapore di te, di come ti sogno, di come t'immagino, mia splendida arcade."


La seconda, è un, ehm, stralcio di email con annesso "poema epicomico", entrambi destinati ad un carissimo amico.

"...a cui forse parteciperà anche lei, la bellissima Inna, che con le unghie e con i denti cerco di strappare al bifolco ricco e anziano che se la vuole sposare di gran carriera, prima di essere troppo vecchio per arrivare con le sue gambe all'altare...
Quanta amarezza, e quanta ripetitività in quello che dico, eh? Ma lo sai, lei mi ha riportato la voglia di amare qualcuno, che per me è come una malattia rara che colpisce una volta soltanto in molti anni, e allora, perchè non accettare pugnace il confronto?
Quell'uomo che di nozze innaturali si vuole ammantare,
fosco vegliardo scabroso codardo e laido infingardo,
atterrirò forse al pensiero di poterlo annientare,
o a quello più cupo, di soccombere e nel nulla sprofondare?
Ma allora chi leva il vessillo! A questo mondo di croci e crociate,
di genti e di fedi slavate e bandiere dal sole essiccate,
chi lotta per un sogno tessuto in notti infinite?
Chi scorda l'istante per rincorrere ormai ombre troppo sopite?
Tirarsi indietro? Giammai!
Non ciò che offri riavrai, è cosa stantia, a creder è vero gli stolti vi invita,
ma nell'offerta si libra, l'anima sorge riatta al gioire
più profondo e all'amore, e al tetro d'amor morire.

Ecco, vedi, il solo pensarla mi suggerisce rime d'ogni tipo, romantiche, silenziose, comicamente epiche come queste, che vuoi che faccia?
Almeno leggitele e sorridi, e poi da buon amico, perchè lo so non mi deridi, suggerisci artifizi ed inganni, stratagemmi ed affanni, per vincer lo draco imbiancato di neve degli anni ma assiso su tesori che di lei fan trepidar non l'cor bensi le membra, e a me sconvolgon programmi. "

2 Comments:

At 10:00 AM, Anonymous Anonymous said...

Allora tu puoi capirmi.

 
At 11:34 AM, Anonymous Anonymous said...

lo sapevo che gennaro avrebbe scritto qui su sto sito de poesie...mo si ciai i cojoni pubblichi una tua poesia genna'...
C A I N U S

 

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